Clarksdale barber Shop

“Attenzione: niente telecamere o altri dispositivi di registrazione al di là di questo punto”.

Questo diceva un cartello all’interno del Wade’s Barber Shop di Clarksdale nel Mississippi. Wade Walton, il proprietario, era un personaggio stravagante che riusciva a suonare mentre lavorava. Il blues era dentro di lui e non trovava barriere ed ostacoli, sia che avesse in mano la sua chitarra, un’armonica o un rasoio. Scoperto dallo studioso di blues britannico Paul Oliver, al quale dobbiamo immensa riconoscenza per le sue pubblicazioni, “La Grande Storia del Blues” su tutte,

Wade Walton ha anche inciso degli album, molto interessante “Shake ‘En On Down” per la Blueville, ma non ha mai avuto una fortuna commerciale e, quindi, ha continuato la sua attività all’interno del suo barber shop dove intratteneva la clientela con i suoi blues.

Una dimostrazione la possiamo vedere nell’interessantissimo film di Robert Mugge “Deep Blues” con la troupe che arrivata davanti alla bianca costruzione in legno al 304 di 4th Street si trova ad entrare in una sorta di museo del blues e Wade che affila il suo rasoio su una coramella di cuoio creando un ipnotico ritmo.

Walton era un’istituzione, sulla sua poltrona sedevano personaggi come Sonny Boy Williamson II, Howlin’ Wolf o Ike Turner. Addirittura una volta accadde che il celebre scrittore Allen Ginsberg fece un viaggio in Mississippi e come prima meta volle andare a farsi tagliare i capelli da Wade.

Tutto questo accadeva a Clarksdale la capitale del cotone, nella Contea di Coahoma, divenuta tale dopo che ferrovia e strade soppiantarono il grande fiume come principale arteria di comunicazione prediligendo l’entroterra a città rivierasche più antiche e famose come Natchez e Vicksburg.

La ferrovia dell’Illinois Central e le Highway 61 e 49 si intersecavano a Clarksdale contribuendo a rendere la zona la più ricca di tutto il Delta. Naturalmente anche la musica seguì queste vie di comunicazione. “Ho fatto più soldi a Clarksdale di quanti ne abbia guadagnati” disse W.C. Handy e questo non era assolutamente strano quando la zona prosperò miracolosamente come un paradiso verde.

La città era già un importante centro per il blues a metà degli anni ’20 quando Eddie “Son” House imparò a suonare la chitarra da un uomo di nome Lemon (nickname affibbiatogli per la sua padronanza nelle esecuzioni di brani di Blind Lemon Jefferson).

Un decennio più tardi comparve Muddy Waters che viveva in una baracca di legno (oggi visibile all’interno del Delta Blues Museum) alla piantagione Stovall, prima di trasferirsi a Chicago seguendo la grande migrazione di massa verso il nord alla ricerca di una libertà dalla segregazione e di un lavoro più umano e meglio retribuito. Un altro grande “Clarksdalians” – anche lui migrato verso nord dalla contea del cotton belt – era John Lee Hooker, ma nonostante tutto questo Clarksdale continuò a restare uno dei centri cardine del blues anche nel periodo elettrico del dopoguerra, grazie anche a figure come Ike Turner e Junior Parker.

Il compianto Big Jack Johnson e James “Super Chikan” Johnson sono gli ultimi grandi nomi che gravitano attorno alla città che, dopo un momento di grossa crisi, è saputa riemergere grazie al contributo di Roger Stolle e la sua Cat Head e ai due locali principali per antonomasia: il Ground Zero, di proprietà di Morgan Freeman e il Red’s il Juke Joint di Red Paden dove è ancora ben viva la voglia di proporre blues sincero e rurale.

Clarksdale prende il nome da John Clark che la fondò nel 1848 e attualmente nella città vivono poco più di 20.000 abitanti decretando così, nonostante rimanga una delle città più grandi del Delta, come sia difficile la possibilità di insediamenti industriali di un certo rilievo.

Come ci suggerisce Steve Cheseborough nel suo libro “Blues Traveling” il cartello che ci accoglie all’arrivo e il cui motto dice “Welcome to Clarksdale, Home of the Big Frog” è un chiaro invito alle aziende a trasferirsi in una città dove si possa essere grandi rane in un piccolo stagno.

Ciò nonostante Clarksdale rimane la città del blues, laggiù nel Mississippi, dove tutto è nato e la conferma viene dal successo dei principali eventi musicali come il Juke Joint Festival che si tiene nel mese di aprile e del Sunflower River Blues and Gospel Festival che si svolge nel mese di agosto.

[da “Blues Pills e altre storie” di Lorenz Zadro e Antonio Boschi]

Tags

Comments are closed

Travel For Fans è un progetto A-Z Blues

Comfort Festival 2024