Robert Altman è, indubbiamente, uno dei registi più amati da pubblico e critica e ha saputo sempre cogliere un aspetto particolare degli americani, descrivendoli in commedie corali perfide, grottesche e sarcastiche allo stesso tempo.
Nel 1999 tornò nel profondo Sud, dopo l’esperienza con uno dei suoi capolavori, quel Nashville che mostrò per la prima volta i retroscena della Capitale della Country Music.
Un ritorno fatto in grande stile optando per la quiete di un piccolo paese, laggiù nel Delta del Mississippi: Holly Springs, tra l’altro meta di tanti dei viaggi di Travel For Fans, il progetto turistico-culturale creato dall’associazione Rootsway di Parma e Il Blues, magazine che vanta oltre 30 anni di pubblicazioni, in collaborazione con A-Z Blues.
Il film in questione è “La Fortuna di Cookie”, pellicola che si avvale della presenza di star del cinema mondiale come Charles S. Dutton, Chris O’Donnell, Glenn Close, Julianne Moore, Liv Tyler, Ned Beatty, Patricia Neal, la partecipazione straordinaria di Lyle Lovett e un simpatico cameo da parte di Rufus Thomas.
Holly Springs, cittadina nella contea di Marshall e divenuta celebre grazie a bluesmen del calibro di R. L. Burnside, Junior Kimbrough e Robert “Wolfman” Belfour, è teatro della vicenda che narra di un suicidio, quello di Cookie, che scatenerà un gioco di intrighi tutti particolari per coprire il poco dignitoso gesto.
Le nipoti, guidate dall’eccentrica e megalomane Camille (Glenn Close), cercheranno di coprirlo con un ben più decoroso omicidio che, però, finirà per incolpare il pacifico Willis, miglior amico di Cookie e, allora, tutto cambierà ad Holly Springs. Attorno a questa vicenda girano i personaggi che Altman magistralmente muove come pedine mosse a tempo di blues, scavando nelle loro identità, passando dai drammatici momenti iniziali per arrivare alla leggerezza che traspare dalla pellicola senza mai perdere disinvoltura e velando il tutto con un piacevole mistero.
Basato su un testo di Anne Rapp, ne esce uno spaccato del sonnolento e mieloso Sud, un po’ come nelle opere di Tennessee Williams, Flannery O’Connor o Eudora Welty, che consideravano il melodramma meno importante dell’atteggiamento della gente. Anche la cittadina diventa quasi una protagonista del film, girato interamente là, con il cast che ha vissuto praticamente sul set e con l’aiuto di tutti.
Il posto ha assunto una parte importante nella storia; Un cartello posto all’ingresso della città recita “Ad Holly Springs nulla è accaduto nel 1897” e il pesce gatto ne è la principale risorsa. La casa di Cookie, del periodo prebellico, si può dire che sia stata trovata così da Altman.
Era disabitata da due anni dopo che un’anziana signora l’aveva lasciata in eredità alla nipotina di undici anni. Anche l’esterno di un deposito di cotone, di un color rosso strabiliante, divenne uno dei posti preferiti per le riprese e magistralmente immortalati da Toyomichi Kurita, direttore della fotografia.
Ne emerge un Sud che, dalle critiche per le questioni di intolleranza razziale, passa ad essere quasi un ultimo baluardo dei puri valori dell’America. Un film che è uno scherzo, con un ritmo rilassato e sonnolento, dove tutti sono amici di tutti perché “se vuoi veramente conoscere una persona ci devi andare a pescare assieme”.
Un po’ l’America tanto cara a Travel For Fans.
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